venerdì 5 ottobre 2012

Bilirubina

La Bilirubina è una molecola presente nell’organismo di tutti gli individui, determinata dall’emoglobina presente nei globuli rossi. La Bilirubina è la responsabile del corretto funzionamento del fegato: pertanto, qualora si effettuassero gli esami del sangue e vi fossero valori al di sopra della media, questo potrebbe essere indice di problemi a livello epatico. Le cause dell’innalzamento dei valori della Bilirubina possono essere numerose: una cattiva alimentazione, disturbi a livello del fegato che manda segnali di un non corretto funzionamento e pertanto, grazie all’allarme della Bilirubina eccessivamente alta, è possibile intervenire tempestivamente. Qualora infatti vi fossero livelli alti della molecola, rilevati mediante l’esame del sangue, il medico vi prescriverà altri esami per effettuare controlli approfonditi e, qualora vi fosse una patologia in corso, in tal modo è possibile iniziare subito con la cura. La cute che diventa di un colore tendente al giallo potrebbe essere il sintomo di un non corretto funzionamento a livello epatico, anche se occorre sottolineare il fatto che tale situazione si presenta solo nei pazienti con patologie a stadi particolarmente avanzati.

Livelli elevativi di Bilirubina possono riscontrarsi anche nei neonati nei giorni seguenti alla nascita, dovuti a un piccolo scompenso di globuli rossi in seguito al parto, destinato però a stabilizzarsi. Gli indici di Apgar analizzati nel corso degli anni dimostrano infatti che più della metà dei neonati presentano una situazione di lieve ittero appena nati, che però poi nel giro di pochi giorni si stabilizza senza riportare alcun problema nel corso degli anni e della vita adulta.

giovedì 27 settembre 2012

Condilomi

I condilomi sono una patologia infettiva e virale che interessa gli organi genitali maschili e femminili e che si manifesta a livello dermatologico. I condilomi sono anche conosciuti come creste di gallo, verruche genitali, porri venerei e papillomi ano - genitali. Tali infezioni sono provocate da alcuni sottotipi del papilloma HPV, un virus molto diffuso che scatena diverse patologie.

I condilomi si manifestano sotto forma di piccole verruche genitali che si trasmettono prevalentemente tramite il rapporto sessuale. Si tratta di piccole protuberanze carnose dalla consistenza più o meno dura e dal colore variabile tra il rosa e il rosso scuro. I condilomi possono interessare qualunque parte dell’apparato genitale, anche se i più rischiosi interessano la cervice uterina. Esistono tre tipologie di condilomi: i condilomi acuminati, quelli floridi e quelli piatti.

I condilomi, in genere, fanno la loro comparsa dopo circa tre mesi di rapporti sessuali con una persona infetta. Tuttavia, in alcuni casi, è possibile che compaiano più tardi. Una volta comparsi, i condilomi si sviluppano rapidamente, soprattutto nelle donne in gravidanza, casi in cui sono più numerosi e più grandi. Solitamente la presenza dei condilomi non provoca dolore, ma genera fastidio.

I condilomi sono diagnosticabili con una visita dermatologica, nel corso della quale verranno distinti dalle manifestazioni benigne e dalle malattie infettive genitali. Pertanto verranno prescritti anche gli esami come la genitoscopia, la calcoscopia e la biopsia.

Una volta rilevata la presenza dei condilomi, occorre avviare immediatamente la terapia in ragione del loro elevato livello di contagiosità. A tal fine è consigliata la crioterapia con azoto in liquido. Nel corso della cura sono consigliati anche i farmaci imiquimod e la podofilotossina in crema. Per prevenire il sorgere dei condilomi occorre utilizzare le giuste precauzioni durante i rapporti sessuali e adottare comportamenti responsabili anche nei confronti del partener. Inoltre, è possibile effettuare il vaccino preventivo, ma solo contro alcune tipologie di condilomi.

martedì 25 settembre 2012

Rosolia

La rosolia è una malattia infettiva generata dal virus del tipo ‘Rubivirus’. Tale patologia si manifesta con uno sfogo epidermico e colpisce soprattutto l’età infantile. Tuttavia, una volta manifestatasi, l’immunizzazione è risolutiva.

La rosolia può anche comparire in età adulta e, se interessa le donne in gravidanza, può diventare pericolosa e provocare gravi danni al nascituro, soprattutto se compare nei primi tre mesi di maternità. In tali casi possono verificarsi aborti spontanei, la morte del feto all’interno dell’utero o una malformazione dell’infante. Oggi è possibile prevenire tali rischi effettuando il rubeotest prima di avviare la maternità ed eventualmente effettuare gli opportuni vaccini.

La rosolia è contagiosa e si può trasmettere tramite il contatto con l’aria che respira il malato o attraverso il contatto con le secrezioni della bocca e del naso. Dopo qualche settimana di incubazione, iniziano a manifestarsi i sintomi.

I sintomi della rosolia sono piuttosto lievi e, in molti casi, non si verificano nemmeno. Negli adulti i principali sintomi sono: l’eruzione cutanea ovvero il manifestarsi di piccole macchioline rosa scuro che compaiono progressivamente su tutto il corpo e vi rimangono per circa tre giorni; una lieve febbre e il mal di testa; un ingrossamento dei linfonodi nella parte inferiore della nuca, sul retro del collo e delle orecchie; vari dolori articolari; lacrimazione e occhi rossi; riduzione dei globuli bianchi nel sangue. La patologia viene rilevata è diagnosticata tramite gli esami del sangue. Non vi è una specifica cura della rosolia. Per ridurre le febbre che ne deriva viene suggerita l’assunzione del paracetamolo. Tuttavia è consigliabile effettuare il vaccino preventivo e gratuito che garantisce al 95% un’immunità a vita. Il vaccino è un’ottima scelta preventiva per tutti coloro che lavorano a contatto con i bambini. In particolare, la linea sanitaria nazionale, in sintonia con gli altri paesi, consiglia un primo vaccino trivalente (contro morbillo, rosolia e parotite) a tutti i bambini nel secondo anno di vita e un secondo vaccino entro i sei anni. Allo stesso modo occorre vaccinare tutte le giovani donne che da piccole non sono state tutelate. Si ricorda che anche questo vaccino non può essere applicato agli individui con deficit immunitario o che hanno intrapreso una terapia immunosoppressiva e nelle donne incinta. La vaccinazione è, invece, consigliata nelle persone che hanno contratto il virus Hiv, ma che non hanno sviluppato l’Aids.

venerdì 14 settembre 2012

Astigmatismo

L’astigmatismo è un disturbo della vista, generato dalla conformazione asimmetrica ed ellittica della cornea, che crea una differenza refrattiva tra il meridiano verticale e quello orizzontale. In tal modo, i raggi luminosi che colpiscono l’occhio non si concentrano tutti nel medesimo punto, ma su piani differenti. Questa anomalia rende difficile la messa a fuoco delle immagini, generando stanchezza visiva e disturbi astenopeici. L’astigmatismo è solitamente un difetto congenito, rintracciabile già nei primi anni vita, tuttavia può comparire anche in età adulta, ad esempio a seguito di altri interventi oculari, come quello alla cataratta.

Esistono differenti tipi di astigmatismo:

· L’astigmatismo miopico: caratterizzato dalla caduta delle linee focali davanti alla retina.

· L’astigmatismo ipermetropico: contraddistinto per la collocazione delle linee focali dietro la retina.

· L’astigmatismo misto: caratterizzato dalla presenza di una linea focale davanti alla retina e di un’altra dietro.

L’astigmatismo può essere diagnosticato con l’oftalmometria e con un esame più approfondito e preciso, noto come topografia corneale. Per quanto riguarda la correzione, invece, vengono consigliati gli occhiali dotati di lenti cilindriche e toriche, le lenti a contatto morbide toriche o le lenti a contatto semirigide. Per abolire definitivamente l’astigmatismo occorre procedere con l’intervento chirurgico refrattivo che si avvale della metodologia del laser ad eccimeri, applicabile grazie alla tecnologia Lasik o Prk, impiegata anche per la correzione di altri difetti visivi. Si tratta di interventi poco rischiosi e con buone percentuali di successo. Non sono necessari ricoveri ospedalieri e la degenza è relativamente breve. Occorre, tuttavia, seguire con attenzione i consigli del medico chirurgo per scongiurare i rischi di infezione.

lunedì 16 luglio 2012

Spina bifida

La Spina bifida è un difetto congenito che colpisce circa 1 bambino su 1000 ed è una delle principali cause di invalidità infantile, in quanto può provocare importanti disturbi nella crescita e nello svolgimento delle normali attività del bambino.

La Spina bifida è determinata dalla chiusura incompleta di alcune vertebre a livello della colonna vertebrale, determinando malformazioni del midollo di lieve o elevata intensità: nei casi più gravi vi può essere la fuoriuscita del midollo dalla colonna vertebrale sino ad alcuni centimetri.

La Spina bifida è possibile vederla solo alla nascita e, al fine di rimuovere o consentire il non peggioramento il problema, viene solitamente eseguito un intervento chirurgico volto a consentire la chiusura del canale meningeo e salvaguardare le funzionalità residue del midollo, prevenendo l’aggravarsi della patologia.

Le cause ambientali e genetiche possono provocare l’insorgere della Spina bifida: ad oggi non esistono ancora strumenti e macchinari che possano accertare la presenza della patologia durante la gravidanza, pertanto la malattia può essere diagnosticata solo al momento della nascita.

Per prevenire l’insorgere della Spina bifida viene solitamente consigliata l’assunzione di acido folico alle donne che desiderino avere un figlio sin da prima del concepimento e per i primi mesi di gravidanza: recenti indagini hanno infatti dimostrato che questa vitamina è in grado di ridurre l’insorgenza della patologia per più del 60% dei casi. L’assunzione di acido folico può avvenire mediante il consumo di determinati cibi come alcuni tipi di ortaggi e cereali, oppure prendendo farmaci che contengano tale vitamina. Fino ad alcuni anni fa i bambini che nascevano con la Spina bifida avevano un’aspettativa di vita molto bassa: i moderni progressi della scienza hanno permesso di allungare gli anni di vita mediante l’esecuzione di specifici interventi ortopedici, tutori per la deambulazione e cateterismi intermittenti al fine di consentire lo svuotamento della vescica e salvaguardare le funzionalità renali.

venerdì 13 luglio 2012

Dermatite seborroica

La Dermatite Seborroica è una particolare forma di dermatite, ovvero un’infiammazione che colpisce la cute dei soggetti e provoca un’irritazione a livello localizzato o esteso a livello di diverse aree del corpo. Le peculiarità della Dermatite Seborroica è che essa colpisce soprattutto le aree della cute ove vi è la presenza di ghiandole sebacee: il cuoio capelluto, il torace e il viso sono le aree maggiormente colpite dalla patologia.

La Dermatite Seborroica colpisce una percentuale rilevante della popolazione (circa il 30%) e le cause scatenanti dell’infiammazione sono svariate: le principali sono la presenza di funghi e parassiti, agenti esterni come l’umidità o gli sbalzi di temperatura, l’eccessivo stress, l’ipertensione, anomalie del sistema immunitario, oltre alla presenza di fattori genetici.

La Dermatite Seborroica si manifesta solitamente con la comparsa di arrossamento a livello di viso, torace e cuoio capelluto, provocando in taluni casi la comparsa di fastidiose vescicole e pustole che possono provocare irritazione e prurito al soggetto. Oltre al viso, torace e cuoio capelluto, anche le ascelle, l’inguine e i genitali (in percentuali minori) possono essere colpiti dalla patologia: la presenza di ghiandole sebacee in tali aree favorisce la riproduzione di germi e funghi responsabili della Dermatite Seborroica.

Nel caso in cui si manifestino tali sintomi è opportuno contattare subito il proprio medico, il quale saprà consigliare sugli esami e sulla terapia migliore da seguire. Nella maggioranza dei casi viene prescritto l’utilizzo di lozioni specifiche per il cuoio capelluto, unguenti e creme per il viso e il torace, oltre alla somministrazione in taluni casi di farmaci al fine di consentire alla Dermatite Seborroica di guarire in tempi più rapidi. La cura per la Dermatite Seborroica è soggettiva e va valutata dal medico in seguito a una visita approfondita del paziente, al fine di trovare la soluzione più idonea alla singola situazione.

mercoledì 30 maggio 2012

Fimosi


La Fimosi è un disturbo che interessa il pene dell’uomo, il quale si presenta con un eccesso di pelle intorno al prepuzio impedendo l’esposizione del glande e pertanto, una volta accertata la presenza di tale problema, occorre intervenire tempestivamente.

La Fimosi può essere causata da fattori congeniti e quindi essere presente fin dalla tenera età (il prepuzio dei bambini, invece di allargarsi, rimane stretto e pertanto non consente la fuoriuscita del glande) oppure il disturbo può essere acquisito e la causa può essere la comparsa di infezioni o infiammazioni  che determinano la retrazione cicatriziale del prepuzio. La Fimosi inoltre si può presentare in forma serrata (ovvero anche quando il pene non è eretto) o non serrata (solo in erezione).

Il trattamento della Fimosi comprende terapie mediche e chirurgiche: le prime variano sulla base della causa del disturbo, ovvero ciò che ne ha determinato la comparsa e possono essere anti-infettive o anti-infiammatorie  e solitamente comprendono l’impiego di pomate, lozioni o trattamenti localizzati con l’impiego di cortisonici. Per quanto concerne le terapie chirurgiche, invece, esse comprendono solitamente l’effettuazione della circoncisione (al fine di rimuovere completamente l’eccesso di pelle consentendo la completa esposizione del glande) o la postectomia parziale (la quale prevede l’asportazione di una parte del prepuzio).

Nel caso di Fimosi congenita a livello serrato, si cerca di aprire e far fuoriuscire il glande solitamente manualmente, qualora non fosse possibile si consiglia di intervenire tempestivamente per via chirurgica al fine di eliminare definitivamente il problema: non intervenire nella tenera età, infatti, potrebbe causare seri disagi nella vita adulta. Qualora il bambino presenti la Fimosi è opportuno contattare il proprio pediatra al fine di sapere come procedere per l’eliminazione del disturbo, tramite chirurgia o trattamento medico a seconda della gravità  della situazione.

Le persone adulte possono incorrere nella Fimosi solitamente in seguito a infezioni o irritazioni: in tali casi occorre consultare subito il proprio medico al fine di iniziare subito il trattamento così da non dover intervenire successivamente a livello chirurgico.